Un nuovo esame di analisi del sangue diagnosticherà preventivamente il morbo di Parkinson

Presto sarà possibile individuare dei marcatori nei linfociti capaci di poter riconoscere le persone che potrebbero avere un esordio precoce del Parkinson. Ciò sarebbe possibile attraverso le analisi del sangue.

A rivelarlo uno studio condotto dall’Università di Torino e dell’Università dell’Insubria, diretto dai professori Leonardo Lopiano e Mauro Fasano.

Secondo gli esperti, hanno usato come metodologia la proteomica, disciplina scientifica che studia le modifiche subite dalle espressioni delle proteine. Ebbene, questa procedura ha portato alla luce un’insieme di marcatori, diversi a seconda delle caratteristiche del soggetto: sano, affetto da Parkinson, affetto da malattie neurodegenerative.

I marker presi in esame sono situati nei linfociti, si tratta di cellule che hanno in comune con i neuroni vittime del Parkinson alcune caratteristiche.

I ricercatori hanno scoperto che il legame potrebbe riflettere le alterazioni che sono poi i segnali della malattia prima del previsto.

Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale.

Nel nostro Paese sono oltre 200.000 i malati di Parkinson, cifra destinata a crescere con dagli 8.000 ai 12.000 nuovi casi l’anno.

Il morbo colpisce circa per il 50% in più gli uomini delle donne, ma le cause non sono ancora state scoperte.

Si pensa che tra le possibili motivazioni ci possano essere traumi alla testa, esposizione a sostanze tossiche nell’ambiente ed arteriosclerosi cerebrale.

In particolare l’età media dei sintomi iniziali è di 60 anni e l’incidenza sale significativamente con l’aumentare dell’età.

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