Generati nuovi Neuroni dalle staminali: una speranza contro il Parkinson

Generati nuovi Neuroni dalle staminali: una speranza contro il Parkinson

Postato il 7 novembre 2011 da redazioneparkinson

 

dr. Lorenz Studer

Ricercatori nordamericani sono riusciti a ottenere cellule che producono dopamina che possono sostituire quelle distrutte dal Parkinson, senza moltiplicarsi in modo incontrollato. Lo studio, pubblicato su Nature, ha illustrato test sugli animali in cui grazie al trapianto si è riusciti a contrastare i sintomi della malattia. La nuova tecnica consente di trasformare le cellule staminali di embrioni umani in neuroni capaci di rimpiazzare quelli distrutti dalla malattia di Parkinson. Trapiantati sugli animali, questi neuroni sono stati in grado di sopravvivere a lungo, integrandosi bene con le altre cellule del cervello. Lo dimostra su Nature uno studio statunitense co-finanziato dal consorzio europeo di ricerca NeuroStemCell, coordinato da Elena Cattaneo dell’università di Milano.

Da più di dieci anni si usano cellule staminali per produrre in laboratorio i neuroni dopaminergici, quelle cellule del cervello che producono la dopamina, una sostanza che scarseggia nei malati di Parkinson. Ma i neuroni così creati non sono stati finora capaci di sopravvivere e integrarsi nel cervello dopo il trapianto, e hanno la predisposizione a crescere in modo incontrollato, col rischio di generare tumori.

Per superare questo problema, i ricercatori americani guidati da Lorenz Studer, del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, hanno sfruttato le nuove conoscenze sullo sviluppo del sistema nervoso guidando il programma genetico delle staminali verso la trasformazione in ‘autentiche’ cellule dopaminergiche, praticamente uguali a quelle del cervello umano. Trapiantati in animali affetti dalla malattia di Parkinson (topi, ratti e scimmie), i neuroni hanno dimostrato di poter sopravvivere a lungo termine e di integrarsi con le altre cellule nervose, creando nuove reti di comunicazione. Inoltre, non proliferano in modo incontrollato, scongiurando così il rischio di tumori. In topi e ratti affetti da Parkinson, infine, il trapianto è riuscito anche a contrastare alcuni sintomi della malattia.

Queste nuove cellule sono un importante passo avanti per la ricerca perché sembrano poter aprire nuove possibilità per la lotta alle malattie neurodegenerative. Ma i ricercatori sono giustamente prudenti: “Stiamo lavorando per produrre queste cellule in condizioni adatte per gli studi clinici“, sottolinea Studer. “È un processo che richiede adattamenti complessi, i primi studi sui pazienti non potranno iniziare che tra 3 o 4 anni“.

Questo lavoro rappresenta un importante passo in avanti verso le possibili applicazioni cliniche delle cellule staminali embrionali umane“, dice Elena Cattaneo, direttore del centro di ricerca sulle staminali dell’università di Milano. I risultati del team di Studer “pongono una sfida all’Europa riguardo alla legislazione futura e alla competitività in questo campo“, conclude l’esperta, riferendosi ai limiti imposti alla ricerca sulle staminali embrionali umane, e alla recente sentenza della Corte di Giustizia europea che ha vietato la brevettabilità delle invenzioni da esse derivanti se comportano la distruzione dell’embrione.

Questa ricerca rappresenta un grande passo avanti nella terapia cellulare della malattia di Parkinson. Non va però dimenticato, come sottolinea il ricercatore americano, che il processo per produrre cellule in condizioni adatte a studi clinici sull’uomo richiede adattamenti complessi e i primi studi sui pazienti non potranno iniziare che tra alcuni anni. Siamo quindi lontani da una possibile “cura” applicabile con successo sui malati.

Inoltre – come ricorda anche la dott.ssa Cattaneo – vanno ricordati i limiti etici imposti alla ricerca sulle staminali embrionali umane in Europa che allungheranno ulteriormente questi tempi.

Per ovviare a queste problematiche di ordine etico, in Europa i ricercatori (un gruppo italiano del  San Raffaele di Milano e un gruppo svedese) si stanno muovendo in un’altra direzione: utilizzare cellule adulte invece che embrionali. Sono già stati pubblicati i risultati di studi in cui si è riusciti a creare tipi specifici di cellule nervose, in particolare quelle che producono dopamina, partendo da cellule di pelle umana. Riprogrammando cellule del tessuto connettivo dette fibroblasti in cellule nervose, si è aperto un nuovo campo con grandi potenzialità per quanto riguarda i trapianti cellulari. La scoperta rappresenta un cambio fondamentale nel modo di guardare alla funzione e alle capacità delle cellule adulte. Prendendo cellule adulte come punto di partenza, invece che cellule staminali, si evitano gli spinosi dilemmi etici legati alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.

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